CARLINO RAVENNA SABATO 2 AGOSTO 2025

IL DIBATTITO SULLA SICUREZZA

I locali in prima linea «Ma non sono i gestori a dover intervenire»

Mambelli (#Confcommercio) dopo le richieste delle istituzioni «Disposti a fare il possibile, ma deve esserci comprensione»

 

MauroMambelli, presidente di Confcommercio, l'impressione è che durante la riunione del Comitato per l'ordine e la sicurezza pubblica vi sia stata data la colpa delle criticità. Come replica?

«In effetti è andata un po' così. A noi associazioni hanno chiesto di informare i nostri associati, e soprattutto pubblici esercizi, discoteche e wine bar, circa la sicurezza e il giusto comportamento, fino al punto di dire che le associazioni in alcuni casi devono essere le prime che devono fare comunicazione contro comportamenti illeciti, come dare alcol ai minori. Noi questo lo abbiamo sempre fatto, la collaborazione con amministrazione comunale e forze dell'ordine c'è sempre stata».

Due anni fa era stato fatto anche un protocollo sulle discoteche «Anche lì si parlava di street tutor, sicurezza, di informare sulle situazioni difficili. La collaborazione c'è sempre stata. Ma gestire la sicurezza è una cosa diversa».

Impossibile fare più di così, secondo lei?

«Io capisco gli street tutor, possono essere considerati un contributo dove ci sono già discoteche, locali da ballo, serate di particolare movimento, wine bar e situazioni di questo genere. Però devono essere di supporto. Gli street tutor, che un tempo erano i 'buttafuori', hanno una limitazione: non possono permettersi di allontanarsi molto dall'attività o intervenire in strada. E per aziende medio piccole come le nostre associate sono un costo importante. Ci sono attività che non si possono permettere di inserire nel contesto del loro bilancio uno street tutor. Molte lo stanno facendo, anche le discoteche, e va benissimo allargare le competenze dello street tutor anche all'esterno, ma si parla sempre di immediate vicinanze e quindi è un po' tutto limitato».

Si è fatto riferimento anche alla possibilità che l'attività possa venire sospesa per alcuni giorni...

«è un discorso molto delicato, e l'ho detto anche a prefetto e questore. Molto spesso i fatti avvengono fuori dalle attività. E i gestori a volte hanno le mani legate. Alcuni dicono: se io chiamo poi mi fanno chiudere, ci rimetto la reputazione. Il rischio è che il locale chiuda per qualche giorno, chi crea problemi si sposti altrove e continui a fare ciò che faceva prima, e a rimetterci è solo l'attività. Serve un confronto chiaro, ragionevole e corretto. Che prenda in esame tutto, anche la tutela di chi lavora bene». 

Cosa le hanno risposto nel Comitato? 

«Il questore ha suggerito di utilizzare un'applicazione per le segnalazioni alla polizia chiamata 'YouPol' che permette di inviare segnalazioni anche anonime. è una cosa ottima, resta comunque il fatto che non mi è sembrato giusto caricare il discorso sicurezza sulle spalle di commercianti e associazioni che già fanno molto. Noi cerchiamo di fare il possibile, ma dall'altra parte deve esserci comprensione». 

Ovvero? 

«Se uno delinque deve essere punito. Se a sbagliare sono i suoi clienti, o se persone poco raccomandabili hanno scelto il suo bar come punto di ritrovo, non è facile per lui andare a dire a dei delinquenti: 'Non venite più nel mio locale'... Metti che la titolare sia una donna, pure giovane. è rischioso». 

Quando si parla di situazioni critiche si pensa subito a Milano Marittima. Un fronte caldo? 

«Sì, abbastanza. Ma a parlare tutti i giorni di problemi di sicurezza ci rimettiamo tutti. Non bisogna mettere la testa sotto la sabbia, ma affrontare le questioni e risolverle in silenzio. Ravenna non è così pericolosa, ma continuare a dirlo ci mette in cattiva luce di fronte ai turisti». Sara Servadei

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